segunda-feira, 18 de junho de 2007

STUDIOLO: PALAZZO DUCALE

studiolo:
"La sua origine è legata al mondo monastico, quando gli eremiti dovevano praticare lo studio, la preghiera e la meditazione da soli e nel massimo silenzio. Il passaggio di questo ideale di vita contemplativa dal mondo degli ordini monastici a quello laico si deve a Petrarca che esaltò la vita solitaria come condizione essenziale per ogni attività legata alla sfera spirituale, sua qualità morale. Ad Arquà dove si era ritirato, ormai vecchio, Petrarca aveva allestito un piccolo studio e la sua figura divenne emblema del letterato che vive in mezzo ai libri, topos dell’iconografia umanistica parallela alla tradizione figurativa di san Girolamo nello studiolo . Discutendo gli esempi che gli vengono dall’antichità, Petrarca, nel De vita solitaria, si chiede se il luogo solitario debba essere nello spazio aperto tra i monti, nei boschi, sulle rive dei ruscelli, oppure dal momento che la bellezza del locus amoenus, secondo Quintiliano, porta a distrarsi dalla meditazione, luogo chiuso e per di più oscuro, di notte, al lume della candela.Vicino al prototipo dello studiolo anche l’atriolum ("piccolo atrio") descritto da Cicerone, spazio nel quale era solito tenere i suoi esercizi retorici, e che aveva alle pareti raffigurazioni in gesso che permettevano la conversazione con i grandi ingegni del passato, gli uomini illustri, così cara anche a Petrarca. L’ideale dello studiolo è perciò ancorato alla villa, alla campagna, all’ideale della vita campestre, fuori dai clamori della città: uno spazio chiuso e separato dentro il palazzo per essere fuori dal palazzo".

"Il Palazzo Ducale può essere visitato seguendo un percorso ideale tutto intorno alla figura di Federico II di Montefeltro. Attraverso quella che è stata considerata la prima scalinata monumentale della architettura civile italiana, si accede ai piani nobili che accolgono oggi la Galleria Nazionale delle Marche".


os armários de maravilhas do PALAZZO DUCALE:
Appartamento di Isabella D'Este (ver ligação com Mantegna)
Andrea Mantegna, Il Parnaso, dipinto, già nello Studiolo di Isabella d'Este a Mantova, Louvre, Parigi

Andrea Mantegna/Lorenzo Costa, Il regno di Como, dipinto, già nello Studiolo di Isabella d'Este a Mantova, Louvre, Parigi





"Ciò è coerente col fatto che siamo in uno studiolo, non in una sala del trono, non in una chiesa; lo studiolo era rivolto ad affari privati, a studio personale e ad incontri con personalità selezionate sulla base del rango e della cultura".








Entrando nello Studiolo di Federico da Montefeltro, dopo aver attraversato i grandi saloni del piano nobile del Palazzo ducale di Urbino, è difficile non rimanere colpiti dalle dimensioni lillipuziane della stanza, alle quali fa da contraltare la ricca decorazione alle pareti.Il piccolo studio, usato dal Signore per meditare in perfetta solitudine, si affaccia sulla più alta delle tre logge strette tra i Torricini e vi si può accedere dalla sala delle udienze o dal guardaroba; viene illuminato da un'unica apertura posta sopra l'ingresso alla loggia. Le pareti dello Studiolo sono rivestite con pannelli di legno intarsiato, nella parte inferiore, e da una serie di 28 ritratti di personaggi illustri nella parte superiore. Il soffitto a cassettoni della stanza è ornato dalle insegne dei Montefeltro, mentre sulla cornice inferiore un'iscrizione celebra il duca e riporta la data di conclusione dei lavori, l'anno 1476.L'elemento più curioso dello Studiolo è costituito dal rivestimento inferiore, formato da pannelli lignei a monocromo (il cui disegno è stato attribuito al Botticelli), rappresentanti false prospettive con scorci di paesaggio, quadretti di genere, trompe-l'oeil che simulano stipi e cassetti traboccanti di libri, strumenti musicali e astronomici, armi. Sono da notare le due false nicchie ai lati di un paesaggio che contengono un'armatura e un leggio, rispettivamente simboli della vita attiva e della vita contemplativa il cui equilibrio è un tema notoriamente umanistico. Fanno riferimento agli interessi letterari e scientifici di Federico anche i titoli dei falsi libri, i piccoli oggetti, le macchine di calcolo e gli strumenti musicali; non mancano, infine, rimandi all'arte della guerra come importante supporto del buon governo (ricorre la spada, simbolo di giustizia) e all'aspetto religioso (allegorie delle tre virtù teologali), che doveva temperare l'inclinazione del duca per gli studi classici.La galleria di ritratti che ricopre la parte superiore dello studio di Federico ha subito, in passato, i danni maggiori. Con il passaggio del patrimonio ducale allo Stato pontificio, infatti, i 28 dipinti sono stati trasferiti a Roma e quindi 14 di essi sono entrati a far parte della collezione del Louvre, dove ancora si trovano. Nel 1983 lo Studiolo è stato ricomposto: si sono ricollocati i 14 dipinti rimasti a Roma e quelli mancanti sono stati sostituiti con riproduzioni fotografiche. La paternità di queste opere a olio è tuttora discussa e l'attribuzione oscilla sui nomi di due maestri fiamminghi che in quegli anni furono attivi a Urbino, Giusto di Gand (notizie dal 1460 al 1475) e Pietro Berruguete (1450-1504). I personaggi scelti per accompagnare il duca nelle sue meditazioni sono i più disparati: filosofi e poeti dell'antichità quali Aristotele, Platone, Omero, Virgilio e Cicerone; naturalisti e matematici del calibro di Tolomeo, Euclide, Ippocrate e Boezio; i Padri della Chiesa Gregorio Magno, Gerolamo e Agostino; Dante e Petrarca; i contemporanei Bartolomeo di Sassoferrato, noto giurista, Duns Scoto e Vittorino da Feltre; i papi Pio II e Sisto IV, dai quali grazie alle sue qualità di condottiero Federico ottenne il titolo di duca e numerosi benefici.

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